RAGÙ CALABRESE: IL PROFUMO DELLA DOMENICa
La pasta era quasi rigorosamente fresca: maccheroni, covatelli (non cavatelli, prima o poi ve li presenterò!) o qualche volta i ravioli di ricotta e spinaci. Se non si riusciva a comperare la pasta fresca (farla in casa era un’abitudine solo di quando ero bambina) si usavano gli “scaffettuni”, non altro che i paccheri rigati o le reginette.
Qui a Milano continuo a farlo, sempre alla domenica (anche perchè chi ha il tempo per farlo in settimana??), sempre con ore e ore di cottura e sempre con lo stesso profumo che inebria casa… quando lo faccio mi sembra di aver cura delle persone che amo… e anche per me stessa! 🙂
Ragù calabrese
Nel frattempo passate i pelati (meglio con il passatutto manuale perché riesce ad eliminare i semini e le eventuali bucce dei pomodori) e, una volta rosolata la carne, versateli in pentola.
Dopo qualche minuto aggiungete la salsa e un cucchiaino di zucchero per eliminare l’eventuale acidità del pomodoro. Mantenete per un’oretta il fuoco medio, in modo che inizi a evaporare l’acqua di troppo. Dopodiché spostate la pentola sul fornello più piccolo che avete e mettete la fiamma al minimo. Il sugo deve cuocere molto, molto dolcemente, come direbbero i napoletani “Deve pippiare”!
L’olio dovrà man mano salire in superficie. Se non sale… non è cotto!
Quando il ragù è pronto, fate cuocere la pasta, condite con abbondante sugo e servite.
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